lunedì 28 aprile 2008

Hating life with passion... "Juliette Lewis & The Licks - Got Love To Kill"



Porca puttana.

There's no kindness in your eyes
The way you look at me, it's just not right
I can tell what's going on this time
There's a stranger in my life
You're not the person that I once knew
Are you scared to let them know it's you?
If they could only see you like I do
Then they would see a stranger too

Did I ever do anything that was this cruel to you?
Did I ever make you wonder who was standing in the room?
You made yourself look perfect in everyway
So when this goes down, I'm the one that will be blamed
Your plan is working so you can just walk away
Baby your secret's safe

With that out of my chest, rabbia e dolore si mischiano come miele amaro.
Il posacenere si riempie incurante.
Sostituire il vizio della tua carne addosso, delle fiere fiamme dentro, con il vuoto vano del veleno nei polmoni.

Stufo.
Stufo di dover ricominciare.
Ancora.
E poi di nuovo.

Eppure la roccia regge ai marosi.
Fa più schifo sapere di riuscire a reggere che non abbandonarsi all'onda, farsi distruggere sugli scogli impervi dei pensieri cattivi.
Troppo semplice.

Eppure ti voglio bene.
Come pochi.
Nel mio modo, stronzo e egoista, di dare tutto, di darti tutto, di prendere, di pretendere, sempre e comunque.
Comunque.
Come se si potesse fare altrimenti.

Come se non mi odiassi, il lato oscuro di me stesso la parte più luminosa.
E non odiarti.
Non mi è possibile.
Mi è proibito.

Perchè nelle notti insonni in cui ci pensiamo senza saperlo, lontani e soli, la certezza dell'altro è piena e sicura.

Scontroso, buio, autodistruttivo sono.
Ti dedico una canzone stronza che non meriti, perchè non mi faresti mai male, non me lo hai mai fatto, e questo fa più male del peggio che mi hanno mai fatto tutti gli altri.

Sostituzioni da fare che sanno di mandorle amare.
Che non voglio accettare.
Perchè voglio te. Nient'altro.

Eppure.
Eppure sono tranquillo.
Come un mantra dentro si ripete interminabile "Non sono un fottuto quindicenne, sono meglio. Di molto. Ho retto prima. Ho retto sempre."
Sono uno splendido bastardo... o così piace agli spettatori.
Mi ricalo nella parte.
Cucita addosso, vestito stanco di un'identità da coprire, ferita quando mi mostravo nudo come verme al tuo non-giudizio.
Senza rimpianti, senza rimorsi, perchè i morsi feroci al cuore non riescono a lacerare la corazza dei ricordi chiari e trasparenti del tuo essere con me, senza indecisioni.

La normalità opprime il petto.
La normalità che incombe sulla scomparsa della nostra sana amoralità.
Che era piena di gridi silenziosi.
Di orgasmi di felicità segreta.
Melodia nascosta.
Ora confusa si rifugia in un angolo... ha paura di cedere a miraggi osceni.
Oscenità fatte di compromessi, di lasciarsi andare ad amori di plastica, a sentimenti rassicuranti, respiri gentili, graziosi.

Mentre l'attesa cerca di avvilupparmi nelle sue spire.
Attese di graffi che mi lascino sanguinare ancora la pelle con piacere.
Di morsi violenti, voraci di voglie esplosive.

La paura di accontentarsi.
Di non saper aspettare.
Di regalare occasioni.
Di fermarsi troppo a pensare.

Il mio profilo peggiore si specchia su sorrisi ammiccanti, trae linfa velenosa, lascia insinuare le voglie.
Mi conosco.

Indugio a rimettere apposto i pezzi, aspetto dal lasciarmi sedurre... tergiverso su donne fighe e situazioni che sono alla portata della mia bastardaggine, del mio fascino inquieto.
Gioco con me stesso. Al ribasso.
Quando tutti mi vogliono luminoso stronzo sulla via lastricata di scopate usa-e-getta, di "ti sei fatta quella lì? woah", di cameratismo maschile e ammirazione femminile per l'Uomo che ottiene sempre quello che vuole con poche mosse, giuste e letali.
Feel so good to be me.

Il rammarico per qualcosa di profondo, un lago limpido e nascosto tra i boschi pieni di odori forti, testimone di nuotate nell'anima sincera e piena di quello che VERAMENTE sono.
Di quello che VERAMENTE sei.

Eppure impazzisco.
Impazzisco per il bene che ti voglio, precluso ormai alle nostre carnalità passate.
Tengo stretta la visione del posto, inesistente, reale, che siamo stati.

Sarebbe più comodo mostrarsi duro, noncurante.
Sarebbe più comodo far finta di niente.
Sarebbe più comodo chiudere, senza parole sferzanti, senza "farne una tragedia" (sic), tanto la vita va avanti.
Non mostrare il fianco, non farla così difficile.
Ma lo sai che le cose comode non fanno per me.
Mi vuoi bene.
Leggi (lo farai). Capisci (lo farai) e accetta (lo farai?).
Se fossi più *comodo*, forse dentro mi odieresti per tutto quello che sono stato, che voglio continuare ad essere e che altrimenti non sarei più, piccola.
Non è una richiesta da poco.
Ma forse lo è, se abbiamo sempre respinto le bugie in quello che siamo insieme.

Eppure Mr. Bateman incombe.

Guarda diritto avanti, pieno di bellissimi lividi, midollo debonair, mentre l'estate compare timida all'orizzonte, e prorompe, oracolo di sana incoscienza e so-fucking-what, nella battuta più bella mai pronunciata in un film.

"State sbattendovi?"

Ancora no.
Ma ci si sta preparando.

E ancora una volta... Rock and roll, Sean.

sabato 19 aprile 2008

Caparezza - La Mia Parte Intollerante

Per tutti quelli che non capiscono me.
Per tutti quelli che non capiscono lei.
... "che si inculino un cipresso".